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Palio di Siena: forse non tutti sanno che…

Una corsa entusiasmante e piena di fascino

Pochi eventi al mondo si identificano, nell’immaginario collettivo, con la città stessa nella quale si tengono: il Palio di Siena è sicuramente uno di questi. Disputato sin da tempi molto antichi, risalenti agli inizi del Medioevo, è un evento che da sempre stimola curiosità ed entusiasmo anche fuori dalle mura senesi, per il suo carico di fascino, di tradizioni e per le emozioni che suscita la sua agguerrita competizione. La storia del Palio, ricca di curiosità e aneddoti, si intreccia con quella di Siena e delle sue Contrade. Queste ultime sono attualmente diciassette, ma in passato furono molte di più, finché un Bando della Governatrice della Città, nel 1729, non stabilì i confini interni del territorio. La “carriera”, come la gente del posto definisce la corsa, si svolge in Piazza del Campo, un luogo che per convenzione si considera neutro, cioè non appartenente a nessuna contrada. Tra spinte, botte, trattenute e condotte di gara sempre al limite della correttezza, a trionfare, alla fine, è sempre il cavallo. Infatti, anche quando il destriero arriva “scosso” al traguardo, cioè senza fantino, la contrada ad esso abbinata è considerata vincitrice.

Regole, scorrettezze e tradizioni del Palio

Nonostante la corsa sull’anello della piazza possa sembrare, nel suo svolgersi concitato, a volte troppo cruenta e disordinata, non bisogna pensare che si tratti di una competizione fuori da ogni regola. Tutt’altro: gli almanacchi sono ricchi di sanzioni comminate ai singoli fantini o alle loro contrade, per punire le scorrettezze compiute in gara, prima e persino dopo! Ad esempio, la contrada del Bruco fu squalificata nel 1945 perché i contradaioli avevano strappato il “Cencio” (cioè il Palio, il drappo ambitissimo che viene consegnato ai vincitori), per la frustrazione di aver perso la gara. Molti fantini, invece, sono stati sanzionati per aver ostacolato gli avversari durante la gara o per aver trattenuto un collega ancor prima della partenza, la cosiddetta “mossa”. Qualcuno fu persino squalificato perché, classificatosi ultimo, non aveva accettato di prendere in premio un… maiale, come voleva la tradizione. Era il 1238, e questo testimonia quanto antiche siano le radici di questa competizione! Alcuni fantini, poi, sono rimasti nella leggenda per essere letteralmente fuggiti a gara in corso! Così fece, ad esempio, il celebre Gobbo Saragiolo, tuttora detentore del primato di vittorie nella manifestazione, che nel 1855 pensò bene di tirar dritto alla curva di San Martino e abbandonare la piazza, in risposta allo scarso ingaggio che quell’anno gli era stato accordato. Ma il Palio segue anche rigorose regole etiche: ad esempio, nelle corse di prova che precedono l’evento vero e proprio, vengono scartati i cavalli che si classificano primo ed ultimo, per garantire una maggiore competitività ad ogni contrada partecipante. E questo aspetto era ben noto anche a Urbino de Ozieri. Non si tratta di un nobile o di un prode cavaliere, ma di un cavallo, che partecipò ad appena quattro edizioni, vincendone tre: fu, infatti, squalificato per manifesta superiorità.

Alcuni consigli pratici per assistere all’evento

Se hai intenzione di assistere dal vivo al Palio di Siena, che si disputa ogni anno il 2 luglio e il 16 agosto, tieni presente alcuni piccoli suggerimenti. Innanzitutto, non è consigliabile portare dei bambini, in considerazione della calca e della confusione regnante. Inoltre, cerca di rispettare il coinvolgimento della gente del posto, che prepara quest’evento per tutto l’anno e lo vive con il massimo trasporto emotivo. È opportuno non criticare apertamente alcuni aspetti che fanno parte della manifestazione, come i tempi a volte lunghissimi, necessari per preparare la partenza dei cavalli. Seguendo queste piccole regole di prudenza, sarai pronto ad immergerti in un’atmosfera unica, anche se non prettamente turistica, e potrai assistere ad un evento davvero indimenticabile.